Se prima il Buce era un grande, ora è leggenda. Perché se forse bisogna ricordare di questo Palio, bisogna ricordare questa persona di 54 anni che dopo 62 minuti di mossa ha ancora la lucidità fisica ( e mentale) di fare quello che vuole. Poco servono i fiotti di insulti che riceve dalla tribuna: a chi dice che è un nonno, che deve ritirarsi.
Questo nonno ha vinto il Palio, e chi vince si sa, ha sempre e comunque ragione, non importa come.
Dopo questo Palio, al Buce bisognerebbe dedicare una piazza ad Asti perlomeno: otto vittorie con Moncalvo, Tanaro, San Secondo, Don Bosco, Santa Maria Nuova e ora San Martino San Rocco. Quasi un terzo dei partecipanti al Palio ha vinto o rotto lunghi digiuni grazie a lui.
E’ vero che il suo modo di fare al canapo può risultare antipatico, ma il Palio non è una gara di barzellette: Bucefalo dà maestria di sé gestendo una mossa di un’ora, portando la situazione al limite, osando tantissimo (rischiando un po’ di meno) e alla fine alzando il nerbo mezzo giro prima del bandierino.
Se il Palio ha bisogno di una leggenda, non può essere che il Buce.